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La pace in terra santa: e se gli ebrei cambiassero tutti atteggiamento?

La pace è assenza di guerra, non di conflitto. Il conflitto è una condizione che, ciascun essere umano, dotato di un minimo di EQUILIBRIO psico emotivo e di un abbozzo di cultura, può usare per ampliare le proprie prospettive.

Mi pare che, questi maschi al potere, stiano dando segni inequivocabili di follia. Comincio con una domanda, terminerò con più domande.

Ci tengo a condividere con te alcune riflessioni, chiedendoti di immaginarti nei panni di una persona che, fino al 1917, viveva in una terra in cui erano cresciuti i propri genitori, e nonni. Nel 1917 arrivarono gli Inglesi… Pensa un po’, tuo bisnonno è lì, nel suo casolare, che prega il dio/gli dei che conosce. Che mangia ciò che coltiva e alleva, ma Paesi lontani decidono del suo destino, e si impossessano del controllo su di lui e su tutti quelli che, come lui, vivono lì.

Non voglio entrare nella questione politica, perché porta a discutere tra tifoserie, e la cosa oltre a essere inutile è abbastanza irritante, non trovi?

Pensavo a questo “signore”, Benjamin Netanyahu,

“Netanyahu crebbe sia a Gerusalemme che negli USA. Dal 1956 al 1958, e poi di nuovo dal 1963 al 1968, si trasferì con la famiglia in Pennsylvania. Ritornò in Israele subito dopo essersi diplomato nel 1967 per arruolarsi nelle forze di difesa israeliane, poco dopo la guerra dei sei giorni. Netanyahu divenne ‘team leader’ nell’unità di forze speciali Sayeret Matkal e prese parte a molte missioni, incluse l’operazione Regalo (1968) e l’operazione Isotopo (1972), per salvare i passeggeri di un volo dirottato da terroristi palestinesi, durante la quale fu ferito alla spalla.[3] Netanyahu combatté in prima linea nella guerra d’attrito e nella guerra del Kippur nel 1973, prendendo parte ai raid delle forze speciali sul canale di Suez e poi guidando in profondità un commando d’assalto all’interno del territorio siriano. Netanyahu raggiunse il grado di capitano prima del ritiro dall’attività militare. Si laureò al MIT col titolo di Bachelor of Science (SB) in architettura e un Master in Business Administration (MBA) presso la Sloan Business School dello stesso ateneo; Netanyahu divenne un consulente economico per il Boston Consulting Group. Termina la formazione accademica con il dottorato in scienze politiche presso l’Università di Harvard. Tornò in Israele nel 1978 per fondare l’Istituto Anti-Terrore Yonatan Netanyahu, intitolato al fratello, morto due anni prima.

Ho letto le testimonianze di persone ebree che raccontano di come, i propri nonni, sono arrivati in Cananea e come, i Militari Ebrei, hanno ottenuto le case donate a loro.

Ho letto di migliaia di persone di religione Ebraica che chiedono IL CESSATE IL FUOCO per fermare il massacro dei civili palestinesi.

Poi, ho letto una delle ultime dichiarazioni di questo Netanyahu: “Nessuno ci fermerà nè l’Aia nè l’Asse del male.“.

Che mi ricorda, terribilmente, una delle tante dichiarazioni esternate da un altro maschio al potere:

Putin, ‘Non ci fermeremo mai, nessuno ci dividerà’

Nel suo discorso di fine anno, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la Russia non arretrerà mai, dimostrando di essere in grado di risolvere i compiti più difficili.

Non entro nel merito, perché non sono una storica, nè un’economista e, men che meno, un’antropologa.

Quel che mi interessa rilevare è che, ancora oggi nel 21° secolo, i popoli non sono consapevoli del proprio potere, e finiscono per soccombere, morire per gli atteggiamente antichi, antiquati e profittatori (nel senso dei profitti di guerra) di pochi.

Quei pochi, che vanno dai detentori del potere politico, economico, e sociale fino ai rozzi speculatori.
Ho saputo oggi che costa 10.000€ poter uscire dalla Striscia di Gaza! Il pizzo che viene imposto a chi vuole lasciare una terra martoriata dalla violenza. E chi li incassa, questi denari? Non so, ma di certo brutta gente. Visto che a Gaza, negli ultimi 100 giorni, sono morti 10.000 DIECIMILA bambini…

Sentire, da parte della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, le parole: “23.000 morti palestinesi è certamente una tragedia, ma in mezzo a quei 23.000 ci sono 8.000 esponenti di Hamas” … non mi suona bene.

Esiste un Laboratorio Ebraico Antirazzista. E’ già qualcosa. La domanda è: PERCHE’ non è possibile, a tutte le persone ebree di buona volontà, pacifiche e pacifiste, prendere una posizione netta, contro la rabbia violenta del proprio esercito?

La storia è già così piena, dell’orrore delle deportazioni, dei campi di concentramento, dell’uccisione barbara di ebrei, renitenti alla leva (tra i quali i testimoni di Geova, che facevano obiezione di coscienza), zingari, omosessuali, prigionieri di guerra e dissidenti politici e sterminarli sistematicamente (inizialmente con l’ossido di carbonio poi con il gas Zyklon B, anche se in alcuni casi, soprattutto in campi improvvisati o sul finire della guerra al momento dell’evacuazione, si fece ricorso all’uso di mitragliatrici). [Wikipedia].

In previsione del giorno della memoria, nessun ebreo ha voglia di chiedere scusa per l’invasione del territorio palestinese? Nessun ebreo ha voglia di scusarsi per aver lasciato agire un Netanyahu? Nessuna associazione ebraica ha voglia di prendere una posizione più ragionevole, anche per evitare di infiammare gli animi, giustamente, lo ripeto GIUSTAMENTE, disperati dei palestinesi?

Le donne, di qualunque o nessuna religione, possono prendere la situazione, gestirla, e porre fine a questa violenza insopportabile?

Silvia Serra, solo una donna per la pace.

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