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Dipende, dipendi, dipendente o indipendenza?

Ci hanno fatto le guerre, per l’indipendenza. E, fin qui, tutti d’accordo che essere indipendenti sia meglio che dipendere da qualcun altro.

Però, se parliamo di dipendente in quanto lavoratore/rice al soldo di un “padrone” le cose cambiano.

Personalmente sono sempre stata una tenace lavoratrice, una persona affidabile, una su cui contare MA mai una buona dipendente. Poco incline a compromessi, men che meno a ipocrisie di quieto vivere e, figurati, assolutamente lungi da ipocrisie di strategia (sai, quella tipa o quel tipo che davanti ti dice belle cose, che ti carpisce amicizia e fiducia ma, alle tue spalle, trama per farti le scarpe sul lavoro? Ovviamente riuscendoci 🙂 Ecco, non sono io). Io ho aperto la mia prima Partita IVA a 19 anni, per fare il praticantato – quasi gratis – che mi permetteva di accedere all’Esame di Stato per la libera professione di Geometra. E sono stata anche dipendente, per quasi 10 anni, in una televisione privata.

Odio lavorare male, detesto eseguire ordini. Soprattutto se sono ordini del cavolo. E, soprattutto, ho la fortuna di avere per natura la bella qualità di prendermi tutte le responsabilità. Sempre. Nelle relazione anche troppo, ma questa è una delle altre storie che mi hanno costruita.

Capisco, tuttavia, che per tante persone sia piacevole affidare ad altri la propria sussistenza, la propria soddisfazione e la propria realizzazione. Perché è sicuramente meno impegnativo, da molti punti di vista. Anche se limitativo.

Puoi crescere la tua soddisfazione economica proporzionalmente alla fette di culo che sei disposta/o a porre sul vassoio. E, bada ben, non penso sia una brutta cosa la gestione di fette di didietro 🙂 Anzi, spesso nei momenti di difficoltà professionale, ho invidiato questa capacità. Se ti accontenti, se riesci a buttare via il tuo tempo eseguendo compiti inutili, funzionali al sistema ma non al lavoro, sei in un nirvana invidiabile.

Molte persone che conosco, che frequento e con le quali ho un bel rapporto, hanno fatto proprio questa scelta: dipendere economicamente da qualcun altro. A poche di loro è andata meglio, nel senso che abbiano potuto incassare più di altre, per il proprio tempo e la propria professionalità messe in gioco. Comunque, pur prendendo un po’ di più, lì si sono fermate. Magari hanno potuto anche ottenere una buona pensione. Ma lì, lo ripeto, si ferma la vicenda economica da dipendente.

Spero di essere stata abbastanza chiara, e che tu che stai leggendo, in quanto dipendente non ti sia sentita/o sminuita/o. Perché non è un giudizio, quello che cerco di esprimere.

E spero anche che l’espressione fette di culo non ti abbai scandalizzata/o: sono una che divaga, ok! Ma mi piace andare al nocciolo della questione: girala come vuoi, ma sempre di cedere qualcosa di nostro, si tratta.

La cosa bella, però, in tutto ciò è che a) puoi essere dipendente e anche indipendente; b) puoi essere intraprendente anche senza licenziarti rinunciando a quel fisso che, non c’è dubbio, porta sicurezza; c) puoi trovare realizzazione anche personale, avviando una tua attività.

Il vero problema, dell’attività personale, indipendente, è la burocrazia. In Italia soprattutto. Una burocrazia pesante. Che si scontra anche con l’incapacità di dipendenti (pubblici, sempre per essere diretta) spesso rassegnate/i a non poter lavorare funzionalmente, spesso imboscate/i bellamente, sovente entrambe le cose.

Aprire un bar, un negozio nel settore che ti entusiasma, un laboratorio artigiano… oggi come oggi è una tragedia, dal punto di vista finanziario. E, naturalmente, ce la fai a sostenere l’operazione a) se hai capitali a disposizione e b) se evadi: procedure, tasse, regolamenti. Il che non è davvero il massimo cui ambire.

Quindi? Dove voglio andare a parare?

Vado a parare sul fatto che esiste una terza via, per poter avere denaro e soddisfazione. Per realizzare obiettivi professionali e umani. Senza limite ovvero, coi limiti che sono nella tua possibilità, di gestire e superare. E’ una terza via aperta a tutte/i anche se non tutte/i hanno le capacità per intraprenderla. Non subito, magari. Parlo dell’attività di network marketing. naturalmente.

[Segue]

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